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1. |
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L'INCOGNITA COSTANTE
(f. plomitallo / g. plomitallo)
sono distratto e infastidito da questo falso garantismo
e dal trucco incorniciato da un pacifico egoismo
nell’instancabile avventura immaginaria
tra i mattoni grigio muffa e si rovina poi la stoffa
del gran rumore che solletica la mimica
e sfalsa la lacrima più gelida, la metrica
ora il circo è alle mie spalle e io camuffo la mia pelle
e mi nutro di memoria mentre attendo la vittoria
con la cattiveria di un boia
mentre suona un po’ l’invidia della notizia che ora insidia
il rumoroso tram che attraversa imperturbabile
la città cadenzando le metodiche fermate
come il passo di un soldato che ora marcia
su diplomatiche routine imprigionato in questo film
dove al rosso del semaforo io fotografo
la protezione e la scia la grande follia l’immensa mania
delle auto dirette a cena in un campo d’avena che magica scena
io restauro il sorriso disorientante
nell’incognita costante.
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2. |
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IL PITTORE DELLA MUSA
(f. plomitallo / g. plomitallo)
mantelli coprono colori intensi
che violenti imbrattano i muri
e vendono il perdono a caro prezzo.
ora sono qui nella mia solitudine
e mentre vivo l’ora blu
ti disegno sulla tela
e mi sento il pittore della musa
la malinconia in bianco e nero
è come uno schizzo di grafite
che si perde in questo labirinto
dove cerco una voce amica
ora sono qui nella mia solitudine
e mentre vivo l’ora blu
ti disegno sulla tela
e mi sento il pittore della musa
…illusa…
il mondo ti appartiene
e in caso di emergenza
io mi abbandono a te
ora che sei il mio senso
un amore deciso immenso e denso
e la tua voce mi consola
quando la mia amina non vola
e mi trovo ancora qui
come tu saprai
a districarmi dentro a questo senso
e mi sento ancora qui
come tu saprai
il pittore della musa
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3. |
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LE ALI CHE NON HO
(f. plomitallo / g. plomitallo)
non ho mai avuto quel coraggio intelligente
di regalarti una carezza e di stringerti in un abbraccio
la fibra del profumo ha freddo e lentamente scorda un po’
le mie corde che hanno stretto idee balorde
e questi miei bugiardi pregi
sono anche i miei difetti assurdi
siedo all’ombra del mio sole
e nel cuore ho i cristalli di neve
avevo scarpe lucide e ora sono luride
e provo a cancellare le impronte indelebili
ma eccoti qui a parlarmi di questo giorno che vive
nel tempo dei miei libri che leggevi e ridevi
ti cerco nello stagno
questo immenso mare immobile
che chiude il silenzio eterno
mentre brucia il mio cuore scherno
pago la mia pena giusta
ma non mi aspetto più la festa
avevo mani piccole e ora sono livide
e provo a ricucire le frasi improbabili
che ho speso spesso umiliandoti nel tuo sogno che vive
nel giorno dei miei brividi che vivevi e piangevi
ora dici no
e ora che lo so
cerco le ali che non ho
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UN MONDO SENZA PASSWORD
(f. plomitallo / g. plomitallo)
il mondo che vorrei è senza password… password… si !
così io volerei… senza password… password… si !
ho riaperto l’altro ieri il mio scrigno dei ricordi ed è volato l’aquilone
sui miei tetti di pensieri dove polvere e misteri l’hanno fatta da padrone
difendendo ogni odore aiutato dal sapore in un riparo dal dolore
mentre l’anima si pente un sogghigno ora pende in questo mondo un po’ serpente
il mondo che vorrei è senza password… password… si !
così io volerei… senza password… password… si !
e ora sono un po’ più schivo e ho continuato il viaggio smantellando i miei lucchetti
cancellando ogni traccia che imprigioni le mie idee soffocando nel mio giorno
la lingua è un’arma tagliente
e la critica è un gioco perdente
mentre giudica la parola fraintesa
io mi inchino all’inutile offesa
il mondo che vorrei è senza password… password… si !
così io volerei… senza password… password… si !
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IL NATALE DELLE ANATRE
(f. plomitallo / g. plomitallo)
Sem e tam
Sono partiti per il viaggio cancellando
Ogni debito contratto col presente
Percorrendo strade invase dal consumo
Ma nell’aria respiravano il profumo
Di un’estate arrivata solo nelle vetrine
E un cappotto abbandonato sulle panchine
Della piazza affogata nel cemento
In quel costume del seicento
Dove la noia si fondeva col rancore
E si moriva in un silenzio di rumore
Sem e tam
Sono giunti in quel villaggio raccontando
Di ogni cuore incontrato e medicato
Sorvolando nuvole pregne di lacrime
Ma nel cuore rifugiava quel sapere
Di un inverno che apriva le sue porte
E spogliava i giardini colorati
Rivestendoli di macchie sulla pelle
E svendevano il rispetto per le stelle
E fu notte interminabile e inattesa
Dove quelle piume trasmettevano la resa
Del natale delle anatre e a sorpresa
Quella solitudine svaniva incompresa
Sem e tam
Si incamminarono verso il sogno del destino
Tra le strade del loro cielo più vicino
È il natale delle anatre che si perdono in queste vasche gelide
Mentre il mondo si rifugia e non comprende
Sem e tam in giro a togliere le bende
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6. |
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IL GEMELLO BELLO
(f. plomitallo / g. plomitallo)
dai !!! vai… e liberati di me
questo silenzio è un urlo intenso
dai !!! sai… che una serenità invisibile
riscriverà sui miei guai nell’attesa del mai
tra un petalo bianco sono un lupo nel branco
che morde le parole e i tormenti
tra le bugie evidenti nel giorno dell’anello
del mio gemello bello.
dai !!! sai… che oggi anche il sole starnutisce
per la polvere dei tuoi diari
preziosi come breviari che narrano di vergognosi pregiudizi
marchiati nei labirinti della memoria
esaltandone la gioia
di una inverosimile storia transitoria
un addio virtuale oltre ogni dubbio banale
ora chiudo il cancello
del mio gemello bello
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7. |
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L'INSONNIA DELLE STELLE
(f. plomitallo / g. plomitallo)
tutto quello che desideri l’avrai
basta soltanto socchiudere un po’ gl’occhi
perché il sole sfiori la tua pelle d’ambra
e denudi l’orizzonte
ma il tempo è vulnerabile e sei un po’ irascibile
ti senti inaffidabile e quindi più sensibile
così il ricordo si fa sempre più aleatorio sussultorio
come è difficile spiarti tra gli specchi
che deformano i movimenti
perché quel dubbio sull’amore
ora è un gesto abituale
vivi il tempo stoni il canto
e la campana dondola sui tuoi divieti
e strappi i fogli dei calendari
e sporchi le pareti ingenuamente
e la quiete nasce e cresce dove muore
questa folle tempesta di sole
l’arcobaleno è una smorfia di dolore
una foto di una calma apparente
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8. |
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LA GENERAZIONE DEL POLLICE
(f. plomitallo / g. plomitallo)
ho deciso di nascondermi dietro ad un filo ma al risveglio non c’era
forse perché ho sonnecchiato troppo tempo col mio viso di cera
e ho trovato tutto il senso trasformato il mio presente è il passato
mentre mi guardi e allunghi la mano
dimmi chi sei… io posso capire
dimmi chi sei… provo a smentire
dimmi chi sei… mi sento svenire
dimmi chi sei… io vivo
vivo si !!!
ora sento il mio pensiero emarginato e tutto è un vuoto malato
questo vento soffia un po’ confuso
un sopruso che mi obbliga qui nell’epoca
della generazione del pollice
dimmi chi sei… io voglio sapere
dimmi chi sei… contro il dovere
dimmi chi sei… non voglio cadere
dimmi chi sei… io vivo
vivo si!!!
ora è il tempo di imparare questa semplice parola
la migliore più intonata che accarezza la cultura
e aderisco a iniziative che poi riempiono le stive
di barili di attenzione che decorano le aiuole
e la nuvola di pioggia che è un batuffolo d’ovatta
una bolla sotto vuoto in un barattolo d’ignoto
e non ho voglia di affidare a nessuno le mie idee
mentre cerco da eremita una voce amica
dimmi chi sei… dimmi chi sei….
dimmi chi sei… io posso capire
dimmi chi sei… provo a smentire
dimmi chi sei… mi sento svenire
dimmi chi sei… io vivo
vivo si !!!
dimmi chi sei… io voglio sapere
dimmi chi sei… contro il dovere
dimmi chi sei… non voglio cadere
dimmi chi sei che in emergenza chiedo indulgenza
e cerco la presenza oltre l’apparenza
per colmare la tua assenza in un gioco di convenienza
oltre l’innocenza io vivo
vivo si!!!
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9. |
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LA PANCIA DEL MOSTRO
(f. plomitallo / g. plomitallo)
i giardini coprono le code rosse… il diavolo
sconti e saldi svendono le promesse… ci illudono
quanti fiori sbocciano sul terreno arido
felici si innamorano ma appassiscono all’unisono
ora muoiono e gl’altri piangono
sorrisi e lacrime intime e inanime
sono magiche e anche comode
perché dormono su pietre morbide
rosa e bianco è questo cuore
il tuo sorriso è il mio dolore
brilla e grida con ardore
il profumo del mio sole
il cielo è grigio fumo
una volta si sentiva il profumo
ora non mi sento più nessuno
la mia anima hanno venduto
ora parlano e ci mentono
si ubriacano mentre brindano
e le dignità si perdono
sulle croci che ci cullano
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10. |
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L'ASSEGNO DELLE BEFFE
(f. plomitallo / g. plomitallo)
avevo gl’occhi un po’ annebbiati dalle lacrime e dal vento
e trascinavo stanco e assente questo passo sconsolato
nel silenzio addormentato del giardino che regala
strane ombre e movimenti immaginari
oltre lo sguardo perso nel vuoto delle statue di granito
che rappresentano il potere e poi il sudore
di battaglie vinte e perse dietro agl’angoli del cuore
scavavo l’anima e la terra per cercare l’oro azzurro
ma invece cancellavo i passi e le impronte dalle suole
indelebili frammenti e invisibili lamenti
imprigionati dentro al peso di un segreto
labirinti di memorie stanche senza un’emozione
capolavori di follie persi nelle ipocrisie
abbandonando il pregiudizio che mi infanga
e non mi fa dormire sereno poi la notte
non parlavo più con te perché spendevo le parole
dietro al banco dei miei pegni e mi dicevano sicuri
che i miei pregi erano anche i miei difetti
impacchettati senza fiocco e svaniti in un balocco
ho camminato fra le false coincidenze
e mi destreggiavo fra ingannanti maldicenze
e percepivo quel compenso sempre più imponente
nel segreto più importante
ho nascosto il tempo tra la forza delle onde
ma il mare vomitava la clessidra sempre più distante
e mi aggrappavo con le braccia sempre e ancora goffe
a quell’immenso assegno delle beffe
la banchina di quel molo ospitò il mio fiato caldo
e mi sussurrava le parole indecifrabili e inviolabili
incuriosendo l’aria umida e leggera
che spiava con amore il mistero del labiale
neve e sabbia si fondevano al mercato dell’usato
sui prezzari scritti a mano dentro al sole dell’autunno
riscaldato da coperte un po’ bucate
che ho comprato ingenuamente barattando le camicie
ho riparato il palco e le mie vele stanche
e quei fiocchi imbiancavano le mie tele bianche
e mentre parlo tiro i fili dei miei sogni
che mi parlano sereni come fossero dei figli
ho cancellato tutto quel rancore eterno
e ho bruciato ogni mio dolore immenso
svincolando le mie braccia sempre e ancora goffe
da quell’immenso assegno delle beffe.
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Ho sporcato d'inchiostro le mie emozioni per renderle indelebili e questa incancellabile marchiatura del destino respira l'aria del mio presente. Ogni solco dell'impronta, come una ruga, raccoglie e custodisce i miei segreti. Una seta filata e infreddolita si consola ricucendo la ferita ed attende lentamente che albeggi per sorridere al nuovo giorno che verrà.
FP
released December 12, 2014